Andrea Andermann all’Università per Stranieri: cinema e musica

Mercoledì il saluto inaugurale era stato espresso dal rettore Valerio de Cesaris e dalla professoressa Sabrina Stroppa

di Stefano Ragni

Si sono chiuse stamane le tre giornate di Eunuverciné, evento internazionale di studi promosso dalla Università per Stranieri da un comitato organizzatore formato da Antonio Catolfi, Federico Giordano e Giacomo Nencioni. Mercoledì il saluto inaugurale era stato espresso dal rettore Valerio de Cesaris e dal direttore dal Dipartimento di lingue, letteratura e arti italiane nel mondo, professoressa Sabrina Stroppa. A seguire gli interventi di Gloria Paganini dell’Università di Nantes, e Sabine Schrader della Università di Innsbruck. Nel pomeriggio, dedicato alla cinematografia europea degli anni 2020-2023 le relazioni di Walter Zidaric (Nantes), Antonio Javier Marques Salgado (Oviedo), Vittoriano Gallico (Nantes), Gaia Peruzzi (Sapienza di Roma) Michele Sità (Cattolica di Budapest), Antonio Samonà (Unistrapg). Interventi in video di Gloria Lauri Lucente (Malta), Marco Gargiulo (Bergen), Nella giornata di giovedì si sono succedute le relazioni di Alberto Pasquale (Unbria Film Commission), Giacomo Nencioni, Stefano Adamo (Banja Luka), Luisa Stagi (Genova), Federico Giordano e Leonardo Galassi (Unistrapg), Sabastiano Benasso (Genova) e Alessio Patalocco. Nella giornata di oggi si è sviluppato il tema della “sottotitolazione per il cinema, una didattica collaborativa e interculturale”, destinato a chiudersi, in serata con la proiezione al Mostmodernissimo del film Vetro di Carolina Sala.


Nel pomeriggio di mercoledì è stata particolarmente significativa la presenza nell’aula magna di Palazzo Gallenga del produttore e regista Andrea Andermann, seduto al tavolo dei relatori in compagnia di Antonio Catolfi e di Gloria Paganini. Il ritorno nell’ateneo di piazza Grimana riporta alla memoria la significativa presenza di Andermann già nel 2019, alla palazzina Lupattelli, per la sua rievocazione delle fasi di registrazione del film Tosca di Puccini nei luoghi e nelle ore, un avvenimento praticamente seguito da tutte le emittenti televisive del mondo, circa 150. Qualcosa che, come ricordava già allora Andermann, ha consentito all’opera lirica di farsi film, con tutte le relative ricadute sulla fruizione e sulla diffusione.


Andermann, in jeans ed elegantissima giacca rosa-pesca, aspetto giovanile, ma riflessivo e raffinato, ha preso il microfono per ricordare alcune fasi della sua giovinezza. Ho iniziato a Roma, ha esordito, con la mancata ammissione all’Accademia d’Arte Drammatica “Silvio d’Amico”. Una circostanza che mi ha portato ad iscrivermi all’Università La Sorbonne di Parigi, a frequentare il corso di lettere avendo come docenti, tra gli altri, Roland Barthes, Claude Levy-Strauss e Lacan, un professore che tutti giudicavamo incomprensibile. L’amore per il teatro di è subito affermato con l’impiego quale aiuto regista di Franco Zeffirelli, per la Tosca cantata da Maria Callas.

Al ritorno in Italia, sempre con Zeffirelli, la prosa di La lupa di Verga con Anna Magnani e uno spettacolo con l’allora giovane Giancarlo Giannini. Ma, per le mie origini mitteleuropee e slave, aggiunge Andermann, la musica era qualcosa che scorreva nel sangue. Comunque, attraverso il lavoro nella prosa, ecco l’incontro con un grande scrittore, Ennio Flaiano, un intellettuale che adorava il teatro, per quanto detestava la televisione. Andermann ci ha confermato che a breve riceverà il Premio Flaiano, ma la sostanza della sua presenza alla Stranieri era la proiezione, avvenuta in serata, del suo lungometraggio Oceano Canada, una produzione in bianco e nero realizzata nel 1971, che aveva Flaiano come narratore e che venne trasmessa nella “odiata” tv nel 1973, in cinque puntate, con riprese effettuate a Montreal, a Calghary, nell’Alberta, e nel Quebec, tra i nativi Abitibi. Significativa nella pellicola fu l’inserimento di musiche dell’allora giovanissimo Leonard Cohen.


Stimolato dagli interventi degli studenti Andermann non poteva che rispondere a chi gli chiedeva non solo della già citata Tosca pucciniana, ma anche del suo Rigoletto girato a Mantova, nei luoghi verdiani, con esordio del settattancinquenne Placido Domingo nei panni del buffone, della Traviata parigina (2000) e della Cenerentola rossiniana filmata nelle regge torinesi. Una polarità tutta musicale quella di uno straordinario personaggio che è nato a Tirana, da padre ebreo di Leopoli con un nonno che fece appena in tempo a sfuggire ai pogrom effettuati da Stalin nell’ Yiddish-land e da madre viennese e che, dopo gli studi parigini, ha fatto di Roma la sua dimora. Una formazione gesuitica impartitagli in età adolescenziale a Lecce, ha fatto di Andermann un intellettuale dotato di straordinari mezzi critici, con una precisa, paradossale consapevolezza: “da quegli insegnamenti ne sono uscito panteista”.


La collaborazione con Flaiano, uomo di lapidari epitaffi, è da considerarsi speculare alla frequentazione di Alberto Moravia con cui, nei primi anni Settanta, realizzò due serie di documentari dal titolo Alcune Afriche. Nel ritratto che Anderman ama dare di sé e che ha ribadito nell’incontro alla Stranieri, figurano sette gatte siberiane, con le quali convive, e un aforisma; Abel Gance diceva “la sproporzione è la mia misura”.
Cosa che si addice a un personaggio dai contorni così irradiati.

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