Qui lo strumento edificato dagli organari Scarpara e Vecchiato di Monselice ha saputo rivelare le sue spiccate doti sonore
Un concerto da icona, una concentrazione di spiritualità per una donna di forte ispirazione religiosa. Così sabato sera nella chiesa abbaziale di san Secondo, tempio di élite della città di Ubaldo, grazie ala festival Omaggio all’Umbria. Introduzione del parroco, don Pasquale, canonico regolare lateranense, che presenta una sua concittadina, Cristina Brancato, organista titolare della basilica di santa Maria di Piedigrotta di Napoli.

Dopo le parole dell’assessore alla cultura Marco Mennini, è entrata una musicista esile ed elegante, che si è seduta allo strumento quasi con reverenza. Un atteggiamento che ha evidenziato come per questa giovane artista napoletana, suonare sia un esplicito atto di preghiera. Aveva chiesto di non essere applaudita per tutta la durata della musica di Bach, e così è stato, perché il senso di umanità che emana da preludi corali come Dal profondo a te grido, Signore e Vieni, Salvatore dei pagani, emana quel senso poetico di cui parlava il dottor Schweitzer nel suo antico studio sulla musica di Bach.

Il missionario di Lambarenè, premio Nobel per la pace, fu anche un appassionato organista e dedicò al sommo di Eisenach un libro che ancora diffonde il senso di profondo stupore di fronte a una musica che sembra rinnovare a ogni sua frase, il patto tra l’Uomo e Dio.
Forte della preparazione accademia che le ha conferito la sua maestra, Valeria Briganti che l’ha allevata alla preziosa scuola napoletana di san Pietro a Majella, la Brancato ha esposto con un magistero timbrico eccezionalmente trasparente, anche l’Adagio BWV 564 e il poderoso Preludio e fuga in sol minore BWV 535.
Orgogliosamente consapevole di appartenere a una tradizione storica che ha insegnato musica a tutta Europa, Cristina ha voluto poi rendere un esplicito omaggio alla sua cultura, suonando un esile pezzo di Napolitano e una complessa e articolata Suite di D’Onofrio, musicista solido nella scrittura ed esplicitamente descrittivo quando, pur rispettando le regole accademiche del contrappunto, fa respirare la sua musica dei colori e dei sapori partenopei.
Una leggerezza che Cristina ha saputo conservare anche nella pagina conclusiva, il Corale numero 3 di Franck.

Qui lo strumento edificato dagli organari Scarpara e Vecchiato di Monselice ha saputo rivelare le sue spiccate doti sonore. Posto accanto allo storico Morettini, restaurato da Carbonetti e suonato nella scorsa stagione da Stefano Mhanna, il manufatto moderno gode della eccezionale presenza di una trasmissione via ponte radio, con una centralina che riceve gli impulsi sonori senza cavo. Una particolarità che, per la sua attualità, spicca nella nuda e ascetica purezza delle volte absidali, uno spazio sacro tra i più bella che la regione possa vantare.

Per una così particolare circostanza erano ben tre i monaci della regola agostiniana, don Pasquale, grande amante della musica di Bach che suona sulla tastiera del pianoforte lispienze che custodisce in una cella del convento, don Gabriele Pauletto, della parrocchia della Madonna del Ponte e il parroco emerito di Piedigrotta, don Giuseppe Cipolloni, appositamente salito a Gubbio per applaudire la sua organista.
Un bellissimo appuntamento con le risorse dell’arte, come è nello stile di Omaggio all’Umbria, una richiesta di bis e il consueto passaggio davanti ai volontari dell’Uncef, sempre presenti a ogni manifestazione di Laura Musella.
Stefano Ragni