Max Cooper al Festival dei Due Mondi: un’intervista all’artista e alcune riflessioni sui nuovi orizzonti dell’audio visivo

Max Cooper al Festival dei Due Mondi di Spoleto

La ricerca sonora e visiva di Max Cooper e le impressioni di Giorgio Bertinelli docente di conservatorio e audiovisual artist

Lo splendido concerto del produttore nordirlandese e visual artist Max Cooper, tenutosi il 28 Giugno 2023 al Teatro Romano di Spoleto, ha portato di fronte ad un’affollata platea un’impressionante esibizione.

Un’ora e mezzo di musica elettronica e ricercati visuals proiettati sulle mura del teatro a cielo aperto hanno incantato la serata con quella che a tutti gli effetti è una nuova forma d’arte, connubio di musica e immagini.

Al termine del concerto Max Cooper ha risposto ad alcune nostre domande, dalle quali emerge la complessità del suo lavoro e l’importanza della collaborazione con altri artisti: ‘’la maggior parte dei brani musicali vengono scritti in relazione ai visuals poiché il concept estetico generalmente è il primo ad essere creato; collaboro con diversi visual artists per uno scambio reciproco in cui la musica che compongo e la parte visiva dialogano di continuo.’’

L’ispirazione principale del lavoro di Cooper è l’essere umano, dalla cui complessità astrarre concetti per trasformarli in arte: dopo un dottorato in biologia computazionale lo scienziato ha reso la biologia parte fondante della sua ricerca artistica. ‘’Ho realizzato due album strettamente connessi con il tema del cervello umano: One Hundred Billion Sparks (2018), basato sul tema del cervello affrontato in chiave scientifica – ci sono cento miliardi di scintille dentro di noi -, e il più recente Unspoken Words (2022) che sposta il focus sulle espressioni umane e su come esse si manifestano’’.

Con l’album Emergence (2016) analizza l’emergere della vita ‘‘da un livello semplice ad una struttura complessa’’, fino a concentrarsi sui complicati rapporti tra individuo, società e natura con Yearning for the Infinite (2019), tentando di risolvere con la musica quello che definisce ‘’the struggle of the human condition’’.

A parlarne con noi Giorgio Bertinelli, docente di Composizione Audiovisiva al Conservatorio F. Venezze di Rovigo e producer audio visivo in arte AINO con base a Perugia.

Giorgio, quali sono le tue impressioni dopo il concerto?

Assistere ad un concerto di Cooper è un’esperienza unica che coinvolge tutti i sensi.

Il suo valore principale risiede nel sapiente utilizzo dei due mezzi espressivi, musica e arte visuale, i quali si fondono nella sua ricerca in un unico discorso immersivo in maniera sinestetica e avvolgente.

La sua portata è a livello mondiale perché sta creando nuovi orizzonti per la musica elettronica fondendola con la scienza e l’arte digitale.

Tu insegni al conservatorio materie che uniscono audio e video. Come vedi l’apertura del panorama italiano in questo senso?

La materia è nuova, ancora si ragiona per compartimenti e i conservatori si stanno adeguando passo dopo passo. Nella mia esperienza d’insegnamento a Rovigo riscontro importanti passi d’innovazione: le lezioni sono improntate alla produzione e alla realizzazione di eventi cittadini che vedono la compartecipazione di docenti e studenti, come videoproiezioni e cinema proposti in chiave scenografica abbinati a live di musica.

E in Umbria?

La scena è frammentaria. Ci sono realtà sporadiche come Electric theatre, festival che ospita audiovisual artists: io ho partecipato l’anno scorso con un mio live nella splendida cornice del Teatro di Panicale. C’è poi il DEU , dipartimento elettronico umbro, che tenta di riunire sotto un’unica bandiera noi produttori musicali elettronici con un progetto artistico e una formazione specifica; il Dancity, con la sua annuale proposta di artisti internazionali e Metanoia, che mette in scena film sonorizzati dal vivo a Perugia.

Le realtà stanno nascendo pian piano, ma mancano ancora spazi appositi e dedicati ad eventi di questo genere.

Cosa serve per intraprendere un carriera da audiovisual artist?

Un mix tra una buona base accademica e un’ispirazione artistica basata su una ricerca costante: fondamentale è l’aggiornamento e il confronto con artisti di calibro. Sarebbe bello poter assistere a più eventi di questo genere nella nostra regione. Questo comporterebbe una conoscenza maggiore che eviterebbe improvvisazioni e dispersione; d’altronde ancora questa figura professionale non è standardizzata. Io nel mio piccolo, con il mio studio Olocromo e l’organizzazione di corsi in materia, tento di tenere accesa la fiamma.

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Written by Giulia Ciacci

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