La tecnologia e l’arte riscattano la “gioventù ribelle” del Medioevo
Tradotto da Valéria Vicentini
Svelare l’aspetto fisico di grandi nomi della Storia è, senza dubbio, un sogno giustificabile di un gran numero di studiosi, ammiratori o anche curiosi desiderosi di rendere più immersivo il loro particolare approccio a quella figura: “Dare un ‘volto’ a un nome è per noi istintivo e intensamente emblematico perché, in questo modo, usciamo dal semiotico-intellettuale per entrare nel fattuale”, afferma l’accademico e designer brasiliano, Átila Soares da Costa Filho. Dopo aver ricostruito i volti di varie personalità (o devozioni) – come Maria di Nazareth, la Vergine di Guadalupe, la Gioconda e la “principessa Disney” Pocahontas -, il ricercatore ricorre ancora una volta alla Storia dell’Arte e all’intelligenza artificiale per svelare come sarebbero stati i volti di due dei santi più ispiratori e famosi della cristianità medievale: Giovanni di Pietro di Bernardone (1182-1226) e Chiara Offreduccio di Favarone (1194-1253), o San Francesco e Santa Chiara d’Assisi.

Per San Francesco, le basi per l’esperimento sono state principalmente due: la prima, un dipinto anonimo con l’iscrizione Fraciscu, proveniente dal monastero benedettino di Subiaco, vicino a Roma; la seconda, un testo del primo biografo e amico personale del santo, il francescano Tommaso da Celano (1185-1260). Il dipinto è il ritratto più antico di Francesco e sarebbe stato realizzato utilizzando come modello vivente il santo durante la sua visita al monastero tra il 1220 e il 1223. Nella rappresentazione, infatti, il santo è raffigurato senza l’aureola, un attributo concesso solo post mortem, e senza le emblematiche stimmate, apparse nel 1224. Quanto ai testi di Tommaso da Celano, furono scritti nel 1228 per comporre la sua opera, la Prima Vita – commissionata da Papa Gregorio IX.

Per Santa Chiara, le fonti per l’esperimento sono state l’intervento di ricostruzione del volto di Chiara condotto dall’équipe di conservazione delle sue spoglie mortali, guidata da monsignor Gianfranco Nolli tra il 1986-1987, e, in scarsa misura, un dipinto anonimo eseguito nel 1283, la prima tavola agiografica dedicata alla santa e conservata nella basilica costruita in suo onore ad Assisi. Senza alcuna indicazione sull’identità dell’autore dell’opera – cosa molto comune nel Medioevo – si convenne di chiamarlo “Maestro di Santa Chiara”.

Il processo di ricostruzione
In mancanza di fonti soddisfacenti (come al solito) sul reale aspetto dei due santi, Átila ha fatto ricorso ad alcuni strumenti di I.A. e a software di editing di immagini, oltre a considerare alcune questioni storico-artistiche relative a entrambi i ritratti. Per primo, ha cercato di scartare le caratteristiche stilistiche dei dipinti, fortemente improntate allo stile bizantino. Posteriormente, ha promosso una corrispondenza fattualmente ragionevole tra queste e le altre fonti correlate giunte fino a noi. Per Francesco, alcune note di Tommaso da Celano, a volte contrastanti, come gli “occhi neri”. E per Chiara, il risultato ottenuto dall’intervento realizzato negli anni Ottanta da Gianfranco Nolli. “Essendo la santa morta all’età di 59 anni per cause mai del tutto chiarite, l’aspetto ottenuto dal progetto di Nolli è stato quello di una Chiara invecchiata e sparuta. Bisogna ovviamente tener conto del fatto che lo stile di vita adottato dalla santa stessa aveva come comandamento l’abbandono totale delle comodità quotidiane e dei piaceri fisici – il che ci costringe a considerare una relazione diretta con l’esaurimento biologicamente precoce delle sue forze vitali”, spiega Átila che, invece, ha preferito riscattare una Chiara ancora giovane, intorno ai 18 anni, come appena arrivata alla confraternita del suo grande mentore spirituale, Francesco d’Assisi, e ancora piena di vita e di buone aspettative.

Entrare nel Mondo Medievale con l’antropologia e l’intelligenza artificiale non è una novità per Átila Soares, che aveva già sviluppato, nel 2022, un progetto grafico di caratterizzazione/ringiovanimento di “Tora”, un’anziana donna del XIII secolo ricreata dal Museo dell’Università Norvegese di Scienza e Tecnologia. I risultati portati da Átila sono stati approvati dal capo archeologo dell’équipe, la dottoressa Ellen Grav. Adesso, secondo lui, dare un nuovo volto a Francesco e a Chiara d’Assisi potrebbe essere un modo alternativo per conoscere e meditare su queste due figure tra le più forti e carismatiche del Cristianesimo: “Francesco, l’uomo che più si è avvicinato alla figura di Cristo. Il primo ecologista della Storia. E Chiara, audace, decisa e dolce. Due santi che si sono fatti ultimi tra gli ultimi per raggiungere le vette della gloria più grande. Riportarli in vita è un’ispirazione, per tutti noi, alle cose belle quando ripensiamo la Creazione e i suoi propositi.”, conclude Soares.
Átila Soares da Costa Filho ha una laurea in Disegno Industriale presso la Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro (Brasile) e ha conseguito titoli post-laurea in Storia, Storia dell’Arte, Filosofia, Antropologia, Sociologia, Archeologia e Patrimonio. Autore di 5 libri e di numerosi articoli pubblicati in oltre 100 Paesi, è membro del comitato scientifico della Mona Lisa Foundation (Zurigo), della Fondazione Leonardo da Vinci (Milano) e del Comitato Nazionale per la Valorizzazione del Patrimonio Storico, Culturale e Ambientale (Roma).